Il referendum veneto preso seriamente
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Il referendum veneto preso seriamente

Il referendum veneto preso seriamente

di Luigi Marattin.

Da qualche tempo penso che – a 25 anni dall’ingresso tumultuoso della parola “Federalismo” nel nostro dibatto pubblico – sia tempo di fare un bilancio serio di com’è andata.

Al solito, in questo paese i dibattiti seri iniziano sempre in modi un po’ sfuocati e distorti. Ma tant’è. Un piccolo prezzo da pagare, se fosse davvero l’inizio di una riflessione serena, sincera, condivisa, e costruttiva. Proprio a questo fine, però, qualche considerazione:

i) il residuo fiscale non c’entra con “maggiore autonomia”. Se una regione paga 100 euro di tasse a Roma, e lo Stato in quella regione spende 80 euro, il residuo fiscale è 20 (=100-80). Ora immaginate che quella regione chieda e ottenga di trattenere 10 euro di tasse sul territorio per gestire direttamente una funzione (diciamo, istruzione) che ora invece gestisce lo Stato. Ebbene, le tasse versate a Roma scenderanno a 90 (=100-10), e la spesa dello Stato in quella regione scenderà a 70 (=80-10), visto che quei 10 euro ora li spende la Regione, e non più lo Stato. Risultato? Il residuo fiscale è sempre 20 (=90-70).

ii) quindi ci sono matematicamente solo due modi per fare diminuire il residuo fiscale:

A) tenendo fermi i 100 euro di tasse girate a Roma, far aumentare quegli 80 euro di spesa statale sul territorio. Quindi, in pratica, maggiore centralismo.

B) tenendo fermi gli 80 euro di spesa statale, diminuire quei 100 euro di tasse girate a Roma; in altre parole, permettere alle Regioni di trattenere maggior gettito sul territorio da spendere pero’ sulle materie gia’ di loro competenza (e non devolute, altrimenti torniamo al punto i). Il che mi porta ad un’altra domanda: in questi anni o decenni, siamo sicuri che la spesa pubblica gestita dalle regioni sia aumentata di meno di quella gestita dallo Stato? Stiamo preparando un’analisi molto precisa, non vi voglio togliere la sorpresa.

iii) la richiesta del governatore Zaia – formulata ieri notte davanti alle telecamere – è infatti proprio la B), cioè trattenere i 9/10 delle tasse in Veneto. Che però non c’entra con il quesito referendario, che parlava di devolvere competenze e gettito, cioè la situazione descritta al punto 1 (che lascia intatto il residuo fiscale).

Quindi? Siamo tutti centralisti? Niente affatto. Io credo però che un ragionamento serio sul federalismo c’entri poco o nulla con l’impostazione data a questa campagna referendaria. Perché?

1) “autonomia” o è accoppiata a “responsabilità” e “accountability” o non lo è (come ha detto il presidente Gentiloni proprio in Veneto due settimane fa). Il problema non sono tanto (o solo) i soldi. Il problema è che in questo paese non abbiamo una situazione in cui ogni livello di governo ha i suoi strumenti fiscali esclusivi (chiari, precisi, netti, senza commistioni di gettito e senza ambiguità) con cui ci fa quello che vuole nell’ambito delle sue competenze, senza sottostare a inutili e complicati sotto-vincoli statali. Ci deve essere poi un fondo perequativo serio e stabile che si incarichi di ovviare al fatto che le basi imponibili sono molto sperequate lungo il territorio nazionale, e occorre garantire tutti i livelli essenziali delle prestazioni (non a caso, una parte della Costituzione mai attuata). In questo modo – separando nettamente soldi e competenze – finisce una volta per tutte lo scarica-barile tra livelli di governo, e il cittadino sa a chi sta pagando le tasse e per fare cosa. Un’ultima cosa… questo significa anche, però, che quando un livello di governo non riesce a gestire questa autonomia e va in guai finanziari, viene lasciato fallire. Si applicano le regole del dissesto, e si ricomincia daccapo. E per capire quanto siamo lontani dall’accettare una cosa del genere, basta guardare alla situazione di questi ultimi anni, e temo anche dei prossimi.

2) l’arrabbiatura dei veneti – mi permetto di pensare – è soprattutto sul fatto che le loro tasse finanziano una spesa (in altri territori) che non è sempre il massimo dell’efficienza. Allora la vera sfida è accelerare ed estendere il meccanismo dei fabbisogni/costi standard (al momento valido solo parzialmente per i comuni). Acceleriamo quello comunale, ed estendiamolo subito a spesa statale e regionale.

Entrambi questi ultimi due punti non hanno nulla a che vedere con il referendum di ieri, e certamente non avranno nulla a che vedere con le speculazioni politiche che sentirete nelle prossime ore. Ma – ed e’ solo la mia opinione ovviamente – potrebbero invece essere uno dei modi per fare i conti con 25 anni di federalismo andato molto male. Perché non è riuscito a dare effettiva autonomia ai livelli di governo e – soprattutto – ad accoppiarla a responsabilita’.

 

iMille.org – Direttore Raoul Minetti
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