Automazione e disoccupazione tecnologica
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Automazione e disoccupazione tecnologica

Automazione e disoccupazione tecnologica

*pubblichiamo una breve sintesi dei capitoli del libro scritto dai Jo Cox laureates, di prossima pubblicazione per LUISS University Press

di Graziana La Placa

Il tema relativo a disoccupazione tecnologica e automazione non è nuovo. Si pensi che già subito dopo la Prima Rivoluzione industriale diversi studiosi si erano posti questioni in merito all’argomento per cercare di comprendere come affrontare l’avvento e l’introduzione delle macchine nell’industria e le conseguenze che questo nuovo assetto avrebbe portato con sé. 

È certo, però, che negli ultimi decenni, la questione è diventata preponderante. L’Unione Europea, dal canto suo, si è impegnata negli anni per definire una strategia coerente relativa al tema occupazione (si pensi alla European Employment Strategy del 1997, e alle successive implementazioni intervenute nel 2000 attraverso la Lisbon Strategy e nel 2010 con la Europe 2020). 

Anche il World Economic Forum e l’OCSE hanno discusso a riguardo, stimando tra l’altro che entro il 2020 più di 5 milioni di professioni sarebbero scomparse. Questo, come conseguenza, avrebbe portato ad un possibile aumento delle ineguaglianze e ad un aumento del gap tra le fasce di popolazione low-skilled e low-paid e quelle high-skilled e high-paid. È stato poi evidenziato che nei paesi membri dell’organizzazione, il 9% delle professioni potrebbe essere automatizzato e il 25% potrebbe cambiare significativamente come conseguenza dell’automazione e delle percentuali di cambiamenti relativi ai singoli compiti collegati alla professione. La preoccupazione crescente è anche legata all’avvento di Industry 4.0 che presuppone l’introduzione di una serie di innovazioni nella produzione che hanno come obiettivo quello di aumentare e migliorare i risultati. 

Alla luce delle trasformazioni che stanno sempre più prendendo campo nel mercato del lavoro, con particolare riferimento a tutto ciò che riguarda l’uso delle nuove tecnologie e la digitalizzazione, è necessario ripensare al ruolo della persona – in quanto lavoratore – all’interno di nuovi processi di produzione. Sarà necessario riadattarsi e specializzarsi in modo tale da poter interagire in maniera efficace con macchine sempre più complesse. Bisognerà sviluppare nuove soft skills tali da permettere al singolo di potersi inserire all’interno di contesti, situazioni e schemi anche molto differenti tra loro. Quel che è certo è che sarà necessario stare al passo con le innovazioni e con i cambiamenti del mercato del lavoro – tra cui anche meccanizzazione e automazione delle professioni – e per far questo sarà importante mantenere saldo il ruolo della formazione.

iMille.org – Direttore Raoul Minetti
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