La costola della sinistra
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La costola della sinistra

La costola della sinistra

di Corrado Truffi.

Scrivo mentre la probabilità che non si riesca a formare alcun governo sta crescendo, e subito dopo l’intervista di Fabio Fazio a Renzi. Quindi, queste riflessioni sono probabilmente affette dalla vista corta che in questi giorni sembra caratterizzare tutti i commentatori. Tuttavia, provo ad allontanarmi almeno un po’ dalla contingenza, sia pur andando un po’ per frammenti in queste mie riflessioni.

La prima osservazione è che dovrebbe essere quasi ovvio considerare ciò che ha detto Renzi del tutto razionale e politicamente fondato. Se è vero che i due cosiddetti vincitori delle elezioni non sono in grado di formare un governo, se è vero che è ormai probabile la fine rapida della legislatura, ne consegue che la bocciatura della riforma costituzionale e della legge elettorale a doppio turno che ne era il completamento sono la causa prima di questo stallo. Tra l’altro, la cosa paradossale è che in questo momento cinque stelle e destra avrebbero tutto l’interesse ad accettare la proposta di Renzi di fare ora la riforma costituzionale a suo tempo bocciata – almeno, la fiducia per una sola camera e una legge a doppio turno: i competitori del doppio turno sarebbero quasi certamente loro, con il PD ridotto, almeno per ora, a terza forza ininfluente.

Ma – ed è la seconda osservazione – qualsiasi cosa dica o faccia Renzi è per definizione sbagliato ed è per definizione il male, e infatti dopo che tutti i dirigenti del PD hanno passato questi 60 giorni a dire tutto e il contrario di tutto in tutti i possibili talk show e su tutti i giornali, a ipotizzare accordi più o meno fantasiosi con i cinque stelle infischiandosene bellamente delle decisioni prese in Direzione, ora che Renzi ha espresso la sua opinione, peraltro ricordando almeno tre volte durante l’intervista che comunque la linea la decide la Direzione, si è scatenato il coro di chi sostiene che è un’entrata a gamba tesa, che è stato scorretto con Martina, che è il solito bullo dotato di un ego smisurato.

Ebbene, io penso che, purtroppo, arrivati a questo punto di follia irrazionale e isterismo anti Renzi nei comportamenti di molti dirigenti e militanti del PD, Renzi stesso dovrebbe finalmente fare quel che doveva fare il 4 dicembre. Scomparire, e peggio per un partito che non è in grado di liberarsi del suo fantasma. Perché sono convinto che se davvero scomparisse – si dimettesse pure da senatore – questi dirigenti privi di idee (per non dire dei giornalisti) comincerebbero a chiedersi perché è scomparso, cosa trama nell’ombra, ecc. Esattamente come è successo in questi 60 giorni, del resto.

La terza osservazione riguarda l’interpretazione dei risultati elettorali, anche alla luce delle due recenti tornate elettorali regionali. Uno dei motivi a sostegno dell’accordo PD-M5S, argomentato sulla base dei dati dei flussi elettorali, ma soprattutto sulla base della conoscenza concreta delle storie di molti militanti 5S nelle regioni del nord e nelle regioni rosse – si veda quanto ha notato più volte Elisabetta Gualmini – è che quel movimento è, in qualche modo, una costola della sinistra. Di conseguenza, regalarlo alla destra e far vincere, al suo interno, le pulsioni populiste e anti immigrazione che vi sono presenti, è un errore che la sinistra tutta pagherebbe caro.

Io credo che in questa interpretazione ci sia del vero. È altrettanto vero che i cinque stelle sono anche e soprattutto un tool governato da un algoritmo in mano a una srl privata, come ha ampiamente dimostrato Iacoboni nel suo libro, ma questo tool ha utilizzato fin dall’inizio, dagli spettacoli di Grillo in poi, argomenti e sentimenti di “sinistra” – antiberlusconismo, giustizialismo, ecologismo, benecomunismo, democrazia partecipativa dal basso. Ha dato voce a un mondo che aveva voglia di fare e partecipare, e che il correntismo asfittico del vecchio PD non era in grado di rappresentare. Per non dire dell’usura del potere che nelle “regioni rosse” ha fatto perdere credibilità a gran parte della classe dirigente locale.

Questa interpretazione, peraltro, spiega perfettamente come mai la sinistra-sinistra di LEU abbia ottenuto il patetico risultato delle ultime elezioni e sia del tutto ininfluente – se non dannosa – quando si presenta assieme al PD nelle amministrazioni locali: chi, più o meno confusamente, cerca un’alternativa a sinistra del PD, si illude di trovarlo nell’ambiguo tool dei cinque stelle.

Tuttavia, c’è un aspetto molto rilevante che sfugge ai sostenitori dell’accordo PD 5S – a prescindere dal fatto che gli ultimi avvenimenti lo rendono improbabile. Si tratta di un fattore di fondo, evidente segnale della confusione del momento attuale: se è vero che parte dei militanti più attivi grillini ha una storia e un’origine di sinistra, è altrettanto vero che cinque anni di sistematica identificazione della sinistra riformista del PD come il male assoluto, la mafia e la corruzione fatta politica hanno consentito di formare un elettorato antisistema del tutto insensibile alla distinzione destra/sinistra ed anzi, molto più propenso a vedere l’accordo con la Lega – antisistema anch’essa – come una cosa logica e possibile. Non solo le indagini disponibili dimostrano che l’elettorato cinque stelle è in larga misura contrario all’accordo col PD e, viceversa, assai possibilista nel caso di accordo con la Lega ma, probabilmente, i risultati comparati di Molise (elezioni durante la trattativa con la Lega) e Friuli (elezioni durante la trattativa con il PD) ne forniscono una ulteriore prova.

Questo è il motivo vero per il quale la posizione trattativista all’interno del PD è quasi ridicola, appare purtroppo come un patetico tentativo di riacchiappare una situazione compromessa sperando di condizionare e costituzionalizzare la supposta costola della sinistra. La preoccupazione che c’è dietro a questo tentativo è anche quella di mantenere in qualche modo la speranza di governare nelle amministrazioni locali dove il doppio turno finisce per avvantaggiare destra o M5S, che hanno due elettorati compatibili al secondo turno. Insomma, una posizione apparentemente realista e pragmatica, e certamente molto attenta a conservare quanto più potere possibile.

Tuttavia, l’esito di una eventuale trattativa sarebbe, probabilmente, il contrario di quel che si suppone: non un difficile accordo, non l’eventuale rottura da parte del PD per le troppe pretese programmatiche impossibili dei cinque stelle, ma la rottura da parte dei cinque stelle grazie a un plebiscitario voto negativo all’accordo sulla piattaforma Rousseau. In altri termini, i cinque stelle in caso di trattativa avrebbero fatto perdere la residua credibilità del PD, con una seconda versione del famoso streaming di Bersani.

In conclusione siamo, in tutta evidenza, in un vicolo cieco per la sinistra riformista.

L’accordo con i cinque stelle, ammesso che non sia già sfumato a causa dell’iniziativa di Renzi, sarebbe comunque stato impossibile o totalmente negativo.

La proposta di governo istituzionale per una rapida e minimale riforma istituzionale ed elettorale è impraticabile in quanto qualunque cosa proponga Renzi sarà sempre e comunque rifiutata da tutti. Esattamente come ai tempi del referendum, cinque stelle, lega e destra, nonché l’opposizione interna del PD, hanno capito benissimo che il merito delle proposte non ha alcuna rilevanza, quando l’essenziale è fare in modo di sconfiggere Renzi, perché il fantasma di Renzi fa ancora paura. Quindi, dato che la proposta viene da Renzi, essa deve essere per definizione rifiutata. Il ché, peraltro, dimostra che ancora una volta Renzi sta continuando a sbagliare affrettando ogni volta i tempi del suo ritorno in campo.

Le elezioni a breve, infine, troveranno un PD dilaniato e senza leader, e i due poli 5S e destra vissuti da tutti, elettori e media, come unici veri competitori.

La mia previsione e che vincerà la destra, con i cinque stelle un bel po’ sgonfiati a nord e in parte anche al sud. Bisogna ripartire da qui, dalla considerazione che non sarà la prima volta che governa la destra in Italia e dalla presa d’atto che, almeno, sarà più facile prosciugare il consenso dei cinque stelle.

iMille.org – Direttore Raoul Minetti
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