Io mi sento italiano. Profili e storie della “seconda generazione”.Efimia Snitari
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Io mi sento italiano. Profili e storie della “seconda generazione”.Efimia Snitari

Io mi sento italiano. Profili e storie della “seconda generazione”.Efimia Snitari

di Efimia Snitari.

iMille sostengono l’approvazione dello Ius Soli e pubblicheranno da oggi storie e testimonianze sul tema.

Nata a Chisinau, Moldavia, nel 1995, si trasferisce in Italia con i propri genitori a partire dal 2004. A Torino trascorre la sua infanzia e completa tutti i cicli obbligatori di studio. Attualmente studentessa di Economia e Statistica per le Organizzazioni presso l’Università di Torino.

Da dove viene la tua famiglia e in quale Paese ti senti più a casa?

Come suggerisce il mio luogo di nascita, anche i miei genitori sono originari della Moldavia, più precisamente della capitale Chisinau, trasferendosi poi a Torino per motivazioni economiche. Penso sempre che il fatto di essere arrivata in Italia all’età di otto anni mi abbia permesso di crescere e far crescere la consapevolezza, nel corso della mia esperienza, di appartenere contemporaneamente a due culture diverse: l’una che rispecchia la mia persona presente e l’altra che ricorda le mie radici. Anche se Chisinau rimane la mia città natale, è Torino la mia vera casa e il posto in cui ho raggiunto le pietre miliari della vita.

Cosa significherebbe per te acquisire la cittadinanza italiana?

Nonostante il tempo vissuto in Italia, ancora non posso dire di poter essere considerata una “vera” italiana. Purtroppo continuo a convivere con una sorta di doppia personalità in cui, da un lato, mi sento e sono italiana mentre dal punto di vista prettamente formale sono ancora un’ immigrata con un permesso di soggiorno per motivi familiari. Acquisire la cittadinanza italiana significherebbe, per me, ottenere finalmente il riconoscimento della mia identità personale, prima di tutto; in secondo luogo mi consentirebbe di conquistare quei diritti e doveri civici che mi sono stati insegnati e che ho assimilato, permettendomi di diventare cittadina a pieno titolo di un Paese che considero la mia casa. Infine, sarebbe il passaggio da una classe di appartenenza in qualche modo inferiore a una superiore: non doversi “giustificare” ogni due anni per poter continuare a risiedere regolarmente nel Paese o, al contrario, dimostrare di essere in regola anche solo per prendere la patente di guida. Oltre ai motivi personali, la cittadinanza sarebbe la chiave per molte opportunità che, allo stato attuale, si sono aperte e si aprirebbero per me in modo molto più difficoltoso, costringendomi a spendere molte risorse aggiuntive per raggiungere gli stessi obiettivi dei miei colleghi italiani.

iMille.org – Direttore Raoul Minetti
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