Europa sognata. Storia del federalismo europeo, dall’illuminismo in poi
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Europa sognata. Storia del federalismo europeo, dall’illuminismo in poi

Europa sognata. Storia del federalismo europeo, dall’illuminismo in poi

di Simone Kevin Pentrelli.

Simone Kevin Pentrelli e’ tra i finalisti del Premio Jo Cox per Studi sull’Europa. Simone e’ laureato magistrale a pieni voti presso l’Universita’ degli Studi di Bari, Aldo Moro, con una tesi sulla storia del federalismo europeo.

La Pace di Vestfalia del 1648 pone sullo stesso piano indipendenza degli stati e indipendenza dei loro membri per tenere le rivendicazioni papali e imperiali fuori dai domini dei monarchi assoluti d’Europa. In seguito, al concetto di Stato viene associato quello di nazione, fondando così il quadro ideologico della moderna politica dell’equilibrio europea (il cui corrispettivo inglese è balance of power). Poiché l’imperativo primario di ogni stato è la propria sicurezza in un gioco a somma zero, le relazioni internazionali si complicano notevolmente. Da qui l’idea di molti pensatori politici di porre fine alle guerre istituendo qualche tipo di istituzione sovranazionale in Europa. Fra il sistema europeo di politica dell’equilibrio e la nascita del federalismo esiste certamente uno stretto legame, ma solo a partire da Montesquieu e Saint-Pierre vaghi desideri di unità europea diventano progetti coerenti per superare la sovranità nazionale assoluta e l’anarchia internazionale mediante il federalismo.
La mia tesi di Laurea Magistrale è quindi una ricostruzione storica delle origini del federalismo europeo e della sua evoluzione nel corso degli ultimi tre secoli di storia, fino ad arrivare ai giorni nostri. Esponendo il pensiero dei fondatori classici del federalismo, con un particolare riguardo per Kant e Hamilton, e di molti altri pensatori che ho ritenuto abbiano dato un significativo contributo al federalismo europeo, mi sono riproposto di spiegare il significato e le implicazioni del federalismo europeo stesso, avvalorando implicitamente e indirettamente la causa dell’unità europea. Il mio interesse per l’argomento è nato, per così dire, istintivamente nel corso degli ultimi due anni di liceo classico e si è poi rafforzato nel corso dei miei studi universitari in scienze politiche internazionali presso l’Università di Bari. Grazie alla multidisciplinarità che ha caratterizzato i miei studi, ho potuto confrontarmi con l’argomento integrazione europea da molteplici punti di vista. Ho affrontato l’argomento dapprima con la mia tesi triennale intitolata Britain and European Integration, 1948 – 1951, nella quale tratto dei primi passi dell’integrazione europea e delle origini dell’ambivalente rapporto del Regno Unito con esso. Per la Laurea Magistrale, ho invece pensato di cimentarmi nella trattazione storica del federalismo europeo stesso.

La rivoluzione americana istituisce un nuovo sistema politico e Alexander Hamilton teorizza per la prima volta lo Stato Federale, fondato sulla distribuzione territoriale del potere. Circa nello stesso periodo, Kant collega chiaramente pace, diritto e federalismo: non tratteggia un progetto utopistico di pace perpetua, ma analizza piuttosto un fine indipendentemente dal suo aspetto istituzionale e storico-sociale. Negli anni dell’unificazione tedesca e italiana, Proudhon smentisce il nazionalismo come prodotto della centralizzazione, mentre Constantin Frantz distingue chiaramente tra nazione e stato e collega il federalismo all’identificazione col legame federale. Dopo la Grande Guerra, Luigi Einaudi e Coudenhove Kalergi evidenziano l’inadeguatezza della Società delle Nazioni a risolvere la crisi europea; durante la Seconda Guerra Mondiale, le idee di unione continentale propugnate dal regime nazista anticipano alcune questioni federaliste del dopoguerra, mentre vede la luce il Manifesto di Ventotene. Dal Congresso dell’Aja emergono confederalismo, funzionalismo e federalismo: i federalisti, guidati da Altiero Spinelli, ambiscono a redigere nel brevissimo termine un patto costituzionale per istituire immediatamente l’Unione Federale Europea. Ma l’integrazione postbellica si basa sull’approccio funzionalista guidato da Jean Monnet, il cui scopo è unificare l’Europa passo dopo passo, utilizzando l’integrazione economica per un progetto politico.

Dopo la fondazione delle prime Comunità europee, la storia del federalismo europeo si lega sempre più allo sviluppo delle comunità europee stesse: a parte la voce minoritaria dei confederalisti, la maggioranza dei pensatori europeisti si divide tra quelli che seguono l’approccio di Monnet, siano essi funzionalisti o federalisti, e quelli che rifiutano ogni compromesso. Progressivamente, mentre i primi sottovalutano la necessità di stimoli continui per far avanzare il processo di integrazione, i secondi ne sono ben consapevoli e adottano strategie più flessibili. A partire dall’entrata in vigore del Trattato di Maastricht, il dibattito sull’unità europea ruota essenzialmente attorno all’Unione europea: poiché l’irreversibilità del processo di integrazione è riconosciuta come un dato di fatto, coloro che desiderano arrestare il processo di integrazione allo stato attuale e/o opporsi all’Unione Europea si contrappongono a coloro che sostengono l’UE e intendono trasformarla in un’unione federale completa. I primi vengono solitamente chiamati euroscettici, mentre i secondi euro-entusiasti. Tra il 1991 e il 2017, l’Unione Europea ha aumentato le sue funzioni e si è allargata territorialmente, includendo molti paesi dell’Europa centrale e orientale nati dal crollo dell’Unione Sovietica i quali per lo più vedono l’adesione all’UE come un’opportunità economica. Nel frattempo, la Germania ha assunto la guida dell’UE, mentre la Francia l’ha persa, spostando quest’ultima su posizioni reazionarie, e il Regno Unito ha deciso di uscire dall’UE.

In realtà, i fatti accaduti l’11 settembre 2001 e la crisi economica del 2007-2008 hanno diffuso un certo senso di insicurezza in tutto il mondo e specialmente nella vecchia Europa: questo potrebbe spiegare perché in Europa è sorta una nuova ondata di nazionalismo. In effetti, le nuove forze nazionaliste incolpano populisticamente l’UE delle sue contraddizioni e di impedire ai governi nazionali di risolvere la crisi economica. Come risultato della loro influenza, queste forze nazionaliste portano l’Europa a trincerarsi in se stessa, dando origine al fenomeno definito Eurosclerosi e al concetto di Fortezza Europa. Dall’altra parte del campo di battaglia, i federalisti europei vogliono che l’Europa reagisca alla sua mancanza di vitalità. Secondo la mia opinione, la realtà non è così semplice: infatti, ai neo-nazionalisti sfugge probabilmente l’impossibilità di affrontare in modi tradizionali le sfide del XXI secolo, che vanno dalla globalizzazione all’ambiente, cosa che invece riconoscono gli esponenti più lungimiranti di questo dibattito, tra cui Jürgen Habermas. In realtà, una crisi economica globale non può essere affrontata, né tantomeno superata, a livello nazionale: la crisi economica non è un evento funesto, ma rappresenta piuttosto l’auto-ristrutturazione dell’economia capitalistica per adeguarsi allo sviluppo tecnologico e all’interdipendenza delle economie nazionali. In un tale contesto, in un mondo e in un’epoca caratterizzati dall’immigrazione di massa e dall’ascesa degli stati continentali, vale a dire i BRICS, e quindi dalla politica internazionale multipolare, il vecchio chiuso stato-nazione è del tutto inadeguato. Non che l’Unione Europea sia perfetta, ma altrettanto certamente è possibile e doveroso migliorarla.

Affinché l’Europa possa affrontare adeguatamente sia i problemi globali che i propri problemi, il processo di integrazione deve accelerare anziché decelerare: infatti, la crisi europea è dovuta alla grande contraddizione di aver raggiunto un’unione economica avanzata senza una politica fiscale comune e un’unione politica. Pertanto, l’orizzonte a cui puntare è l’unione politica dell’Europa in senso federale, accompagnata da un’espansione e un’apertura verso l’esterno: l’Europa federale all’orizzonte non è uno Stato-nazione un po’ più grande e non si trincera per difendersi da vere o presunte minacce esterne, ma avanza a viso aperto verso il futuro e tende la mano al resto del mondo in segno di benvenuto. Fuor di metafora, l’Europa di domani è federale, con le frontiere aperte e attua una politica di libera immigrazione.

iMille.org – Direttore Raoul Minetti
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1 comment

  1. allora a questo punto conviene votare per la bonino, alle prossime elezioni.

    Sandro Curti

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