Proposte (serie) sul gioco d’azzardo
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Proposte (serie) sul gioco d’azzardo

Proposte (serie) sul gioco d’azzardo

di Giuseppe Imbalzano.

Proposte di revisione per la riduzione del danno da gioco d’azzardo.

Premetto che non condivido le modalità con cui è stata sviluppata ed autorizzata questa attività, ma, in mancanza d’altro, credo che sia utile ripensare ai danni emergenti e meno a quanto effettivamente desiderato.
Il gioco d’azzardo, per quanto vogliamo dire, non è certo uno strumento etico di gestione delle attività sociali.
Il gioco d’azzardo è appannaggio attuale di tutta la comunità come gioco e piccole scommesse diffuse, mentre un tempo tale “passatempo” vedeva coinvolti prevalentemente coloro che avevano forti disponibilità finanziarie e potevano attivare meccanismi di scommessa economica significativa.
Oggi, nel mondo dell’illusione, gli obiettivi prevalenti della comunità sono divenuti l’Avere e non l’Essere.
E il gioco d’azzardo è la rappresentazione estrema di questo modello.
Nella scelta che è stata fatta, alcuni anni orsono, di sviluppare questo settore (molti non scommettevano clandestinamente e l’accesso al gioco d’azzardo era molto limitato) possiamo valutare quali siano gli elementi critici che sono sopravvenuti. I valori economici del gioco “legale” sono esplosi e vicini al 4% del Pil, compensando, come Pil ma non come attività, la perdita di migliaia di posti di lavoro effettivamente “produttivi” a fronte di questi che sono meramente finanziari.

Se è vero che qualcuno, anche in passato, si “rovinava”, oggi, con la facilità all’accesso alle strutture di gioco (che sono le uniche attività commerciali che hanno avuto uno sviluppo significativo in Italia in questi anni) molti, con limitata capacità economica, scadono in situazioni che determinano condizioni personali e spesso familiari rovinose.
Dal nuovo modello di gioco d’azzardo diffuso che si è venuto a creare, molti sono gli elementi critici su cui è necessario porre una valutazione e operare scelte che siano adeguate per evitare di creare una condizione di assenza di interessi della comunità nei confronti di questo modello di vita e di relazione umana.
Le problematiche sono differenti e varie nelle loro espressioni.
Come abbiamo introdotto, la prima questione è etica.
Una limitazione tout court delle opzioni di gioco non è compatibile con le libertà Costituzionali. Ma una limitazione cosciente (in questo caso auto limitazione) può determinare molte ricadute positive.
Le scelte possono essere effettuate a priori e non alla fine di un percorso di disastro economico.
La seconda questione è il controllo dei giocatori, che non è complessa ma che deve consentire di verificare limiti e compatibilità di gioco con le proprie condizioni economiche e amministrative.
A fronte di giocatori affetti dal “demone del gioco” abbiamo persone compiacenti che giocano per conto terzi con finalità non sempre trasparenti e traggono profitto dalla propria disponibilità o compiacenza.
La limitazione determinata dalla età dei giocatori o dalle loro condizioni di limitata autonomia legale- sia interdetti che persone assistite da amministratori di sostegno- devono essere evidenziabili al momento della partecipazione alle attività del gioco d’azzardo.

Tessera e servizi

La proposta è di fornire, in modo oneroso, a tutti i giocatori una tessera personale (non una carta di credito, e neanche solo la tessera sanitaria, ma uno strumento di identificazione specifico per il settore) con un massimale di spesa mensile che venga stabilito secondo l’interesse del singolo.
Come mero esempio, come indicazione, una tessera personale annuale con un limite di 500 euro mensili potrebbe costare 100- 150 euro (sui 6000 teorici spesi dal singolo non sono una grande cifra- ma per gli studenti maggiorenni che vanno a giocare la paghetta settimanale diventano un deterrente e una barriera economica significativa).
Possiamo pensare ad una tessera il cui costo sia tra il 2 e il 3% del valore potenziale di spesa annuo del giocatore, con un incremento del costo di acquisto sulla base del valore globale della spesa prevista, con un minimo di 100 euro.
La tessera è individuale e non trasferibile- onde evitare la produzione di tessere fasulle per il riciclaggio di denaro- e la necessaria verifica di comportamenti compiacenti.
Controlli random e verifiche fiscali per chi gioca fanno parte della valutazione di coerenza del sistema e di effettiva esigenza di gioco di chi la possiede.
Il vantaggio è la limitazione del riciclaggio che avviene attualmente e una impossibilità a “rovinarsi” con cifre casuali ed eccessive oltre la possibilità di tracciare la spesa dei singoli.
Gli strumenti tecnologici dovrebbero consentire di identificare comportamenti inadeguati e garantire opportunità di analisi operative dei giocatori.

Oggi siamo obbligati ad avere la tracciabilità delle nostre transazioni economiche mentre questa, che è un’area fortemente a rischio dal punto di vista fiscale e sociale, oltre ad essere territorio di per sé “grigio”, è zona franca.
Il gioco d’azzardo, se rivisto nei modelli organizzativi, può consentire un ampliamento della base commerciale del “servizio” di gioco con una limitazione di apparecchi per singola società, in modo da creare un incremento dell’offerta indipendente e in concorrenza rispetto ad oggi, facilitando, eventualmente, le piccole imprese che gestiscono meno di 10- 20 slot.
Per favorire la trasparenza e la corretta diffusione delle attività “ludiche” è indispensabile che vi siano dichiarazioni esplicite delle quote di ritorno per le vincite, da esporre nelle singole realtà, e le stesse possono diventare pubblicità e elemento di concorrenza nel gioco e nella selezione dei centri di gioco da parte dei “giocatori”.
La riduzione delle apparecchiature di gioco non è indispensabile se non come numero totale, inserendo anche le slot elettroniche presenti su internet (una azione calmieratrice e un intervento di limitazione non sono certamente elemento negativo nel sistema generale) e sono eticamente compatibili e non anticostituzionali.

Funzioni di recupero e prevenzione dal gioco compulsivo

Elemento fondamentale del sistema, dopo aver ridotto significativamente il rischio di default da parte dei singoli (si presentano presso le strutture di recupero solo in condizioni di estrema difficoltà economica), il recupero dal gioco compulsivo deve essere effettuato da centri specifici che possono essere aggregati ai servizi per la prevenzione e cura delle dipendenze, ma ritengo che siano preferibili i centri di assistenza e prevenzione psicologico – psichiatrica, considerato che la “dipendenza” è, nei fatti, un comportamento che appare più psicologico psichiatrico (la coazione a ripetere) di quanto non sia di “dipendenza” farmacologica o psicologica.
Data la limitata disponibilità di risorse umane e le differenti tipologie di utenti coinvolti, quelli che erano servizi per la prevenzione e la cura delle tossicodipendenze, nella riconversione rischiano di essere orientate verso attività del tutto differenti alla attività specifica, creando problemi assistenziali non indifferenti verso i pazienti già in cura e riducendo l’accesso per i nuovi pazienti “classici” dei centri stessi. La dipendenza da sostanze chimico- biologiche ha anche modelli differenti di approccio.
Pertanto vanno create nuove sezioni nei Servizi che rispondano a questi bisogni specifici. Sezioni composte da medici, di indirizzo psichiatrico, qualche assistente sociale e psicologi.
Le esigenze di copertura economica sono naturalmente più elevate dei 50 milioni di euro che vengono resi disponibili, corrispondenti a poche centinaia di unità di personale in tutta Italia (poco più di10 unità di personale per milione di abitanti).

La tessera di cui abbiamo accennato è, nei fatti, uno strumento “assicurativo” per i giocatori d’azzardo per la propria sicurezza sociale e di salute mentale.
È immaginabile che gli introiti dalla stessa tessera saranno di circa 250- 300 milioni di euro. Certamente, comunque, significativa, e utile per dare risposte più concrete alle tante richieste e ad interventi di prevenzione e promozione alla sicurezza della comunità.
La disponibilità finanziaria per i diversi settori di intervento deve essere suddivisa tra 3 filoni differenti che rappresentano elementi di
Diagnosi e cura – prevenzione
Deterrenza e controlli e per combattere il gioco clandestino e il riciclaggio
Educazione e sviluppo della comunità (allo sviluppo personale- non per i giochi in sé- più se ne parla e più si stimolano gli interessi specifici)

Oltre ai 50 milioni già disponibili, le somme riferite a questo settore dovrebbero avere una suddivisione in 40% – 40% e 20% rispettivamente per sanità- pubblica sicurezza ed educazione.
I 100 milioni di euro ulteriori per la sanità dovrebbero consentire di creare task forces specifiche nei diversi territori con organici più importanti per intervenire adeguatamente per dare risposta alle esigenze di questa popolazione a rischio o già in condizioni di criticità. I 100 milioni per la Pubblica Sicurezza sarebbero utili per integrare l’organico delle Forze dell’Ordine e per gestire i sistemi con lo sviluppo di Centri specifici, mentre i 50 milioni destinati alle Scuole e alla educazione della Comunità (non solo per il gioco) sarebbero fondamentali per la creazione di un sistema di Educazione e Prevenzione che oggi non è particolarmente sviluppato.

Le aree di gioco “free”

Nell’ambito di questo modello dovrebbero nascere aree di gioco “free” dove le persone vengono inserite in un meccanismo di “disassuefazione” in cui vengono attivati centri dove il giocatore compulsivo può trascorrere la propria giornata senza vincere nulla ma giocando con le slots. Gli ambienti “free” riproducono in tutto i centri di gioco e di incontro ma non consentono vincite o perdite. I giocatori possono “giocare” senza che vengano a determinarsi perdite economiche ma consentano di esercitare, nei limiti di questa esperienza, una condizione di espressione nella sfida contro “la fortuna”, nella visione di un gioco compulsivo e non competitivo. Queste aree di gioco sono gestite commercialmente con attività di accoglienza e consumo di prodotti alimentari e bevande. Possono essere incentivate con promozioni fiscali o finanziate nell’ambito della disponibilità dei fondi generali sulla prevenzione dei danni da gioco d’azzardo. Naturalmente associate ai servizi di assistenza per questi “pazienti”.

“Ludopatie” o “illudopatie”?
“Ludopatie” appare un termine fortemente positivo e, nei fatti, giocoso, leggero, attraente, per giocatori che rischiano la propria ed altrui vita sociale e familiare.
Un termine corretto potrebbe essere “illudopatie” che corrisponde alla condizione e speranza “illusoria” e da il senso negativo del comportamento poco razionale ed incoerente di chi ne è affetto.
Un termine tecnico e coerente è essere affetto da fenomeni compulsivi e ossessivi per il gioco d’azzardo. Pertanto la scelta di una definizione che dia valore a questa condizione che può diventare “patologica”, deve forzare il pensiero di chi ne è affetto. Sentirsi dire che “sono affetto da ludopatia” è ben diverso che affermare d’essere “affetto da illudopatia” con la conseguente lettura sociale della condizione sofferta.

Il gioco come strumento di sviluppo culturale.

Se, viste le condizioni in cui versa l’Italia della cultura e dell’immenso Patrimonio Artistico, i gestori delle strutture offrissero anche una quota minimale (1- 2%) dei loro introiti per un “fondo recupero opere artistiche”, definito e orientato, se possibile locali, il risultato di questo nuovo mercato potrebbe essere certamente più utile per l’intera comunità e meno criticabile.
La decisione di mantenere grandi “fornitori di servizi” dovrebbe essere rivista e il sistema dovrebbe coinvolgere una miriade di piccoli centri di offerta, che, consorziati, potrebbero offrire premi elevati alla loro clientela, e garantire una diffusione di servizi di gioco più ampia e meno orientata a interessi imponenti e di forte impatto economico, con le criticità che si evidenziano regolarmente.
In questo modo noi riusciremmo a ridurre i fattori di rischio prevalenti e devastanti a monte del sistema e non dopo che tutto è già avvenuto, riconducendo il sistema a un regime etico sociale nella opportunità di gioco e di “divertimento” dove le scommesse non dovrebbero creare quella condizione di disastro che stanno determinando oggi.
Il numero dei cittadini affetti da “illudopatie” verrebbe ridotto drasticamente e i servizi dovrebbero affrontare in modo adeguato le singole e più rare situazioni di danno che verrebbero a crearsi.
Grandi somme improvvise non potrebbero essere spese e i tempi di “impoverimento familiare” potrebbero dare un significativo avviso a tutti i componenti della famiglia.
Il ruolo “incombente” dello Stato non verrebbe percepito ma sarebbe solo un ruolo di equilibrio e moderatore, di riflessione per quanto riguarda le possibilità di ognuno.
Le risorse aggiuntive potrebbero consentire alle forze di polizia di contrastare più efficacemente il gioco clandestino e gli abusi relativi.
Chi gioca ha bisogno di assistenza e sicurezza che non ha avuto nel corso degli anni e negare anche oggi, nel bisogno, umanità e supporti sociali sarebbe grave. Credo che il nostro sistema di servizi al Cittadino debba avvicinarsi sempre più a tutti con una visione di comunità unita per garantire i nostri obiettivi umanitari e sociali di solidarietà e aiuto.

iMille.org – Direttore Raoul Minetti
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